Un no non è necessariamente un rifiuto dell’altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità.
Asha Philips, psicoterapeuta infantile, ha lavorato a lungo in una nota clinica londinese a contatto con bambini e adolescenti. Nel 1999 ha pubblicato “I no che aiutano a crescere”, un libro con cui intendeva mettere in evidenza quei limiti necessari ad uno sviluppo armonico ed equilibrato della personalità dei piccoli. È un trattato interessante per gli specialisti del settore che offre diversi spunti di riflessione anche per i genitori. Di fronte ai capricci di un bambino o alla ribellione di un adolescente, i genitori, spesso, nel timore di apparire eccessivamente rigidi, rinunciano al loro ruolo educativo optando per quello dell’amico. Fare i genitori non è certo semplice e non esiste un solo modo di esserlo: sono troppe le variabili che influenzano scelte e decisioni nella crescita di un bambino.
“Ci sono circostanze in cui un no può essere molto più efficace, positivo e formativo di un semplice sì”.
Quello che è certo, però, è che saper definire con i più piccoli anche alcuni limiti non può che renderli in futuro degli adulti più equilibrati. Un genitore che sa guidare il bambino rappresenta la spalla a cui sorreggersi nel cammino verso la maturità. Un’educazione troppo accondiscendente, invece, può rivelarsi, nel tempo, non solo controproducente ma anche minatoria per uno sviluppo equilibrato della personalità. Pensiamo ad un bambino a cui è stato sempre concesso tutto, cosa succederà quando un giorno dovrà confrontarsi con la società dove la convivenza sociale è garantita anche dal rispetto degli interessi altrui? Imparare a controllare i propri impulsi, accettare anche le sconfitte, accettare un no, in fondo, lo prepara alla vita. L’approccio e i metodi educativi si sono evoluti nel tempo con l’evolversi della società. Sta, dunque, ai genitori capire quali sono quelli più appropriati, senza però mai perdere di vista l’interesse del bambino.
Sabina Perugini